Senza lavoro e pensione a 60 anni, come fare? Le due misure da conoscere e richiedere

Come fare se compiuti i 60 anni ci si ritrova senza lavoro e senza pensione? Le due possibili strade da seguire

Ritrovarsi senza lavoro ad un’età avanzata ma non ancora sufficiente per poter andare in pensione rappresenta l’incubo di tante persone. Perdere l’occupazione rappresenta infatti un disastro sotto il profilo economico in quanto nella stragrande maggioranza dei casi significa rimanere senza un reddito; il fatto di avere 60 anni o un’età superiore, inoltre, rende il percorso di ricerca di un nuovo lavoro una specie di corsa a ostacoli priva di una fine in quanto le opportunità possibili risultano essere estremamente limitate.

Uomo con le tasche vuote
Come fare se si rimane senza lavoro e pensione a 60 anni (vinerialitro.it)

Trovare una nuova occupazione in tempi rapidi è davvero difficile in questi casi ma l’impossibilità di poter richiedere la pensione rende tutto ancora più complesso, tra debiti e l’impossibilità di pagare le rate del mutuo, le bollette o l’assicurazione delle macchina. Come fare dunque? Esistono a tal proposito due percorsi possibili, due misure che ci vengono in aiuto per fornire un sostegno che potrebbe rivelarsi davvero prezioso. Scopriamo di che cosa si tratta.

Come fare se si rimane senza lavoro e pensione a 60 anni? I due percorsi possibili

A 60 anni pensare alla pensione non è possibile a meno che non siano già stati superati i 40 anni di contributi necessari per poterla richiedere e dover attendere altri 7 anni prima di poterla ricevere non è, per la stragrande maggioranza di coloro che rimangono senza lavoro, economicamente sostenibile. Cosa, dunque, è possibile fare per alleggerire una situazione davvero difficile? Esistono due vie percorribili che è fondamentale conoscere per non farsi cogliere impreparati nei casi in cui, dopo 20 o 30 anni di lavoro, si viene licenziati oppure l’azienda chiude.

Banconote che cadono dall'albero
I requisiti per richiedere la NASpI (vinerialitro.it)

La prima via per superare la situazione di sconforto che inevitabilmente si viene a creare prevede di ricorrere alla NASpI: si tratta dell’indennità di disoccupazione erogata a chi rimane senza un’occupazione in maniera involontaria (non sono incluse, ad eccezione di quelle per giusta causa, le dimissioni volontarie). Essa viene erogata mensilmente per un periodo massimo di due anni e l’importo e la durata della misura sono direttamente collegati ai contributi versati e allo stipendio nonché al numero di settimane lavorate nei quattro anni che precedono la cessazione dell’attività lavorativa. L’importo, pari al 75% dello stipendio medio e con durata pari alla metà delle settimane lavorate nel periodo in esame, va riducendosi mensilmente del 3% fino a raggiungere l’importo minimo nel periodo finale dell’erogazione.

Come fare una volta terminata la NASpI? Esiste un sussidio disponibile che fornisce un altro aiuto, ovvero l’Assegno di Inclusione. A patto di rispettare tutti i requisiti previsti, si potrà ottenere un importo mensile. Si richiedono però un Isee inferiore a 9.360 euro oltre ad un reddito familiare inferiore a 6000 euro; ad eccezione della prima casa non si devono possedere immobili o altre risorse economiche. Attenzione però: il consiglio è quello di richiedere l’Isee corrente che tenga cioè conto della situazione economica attuale in quanto la DSU con la quale si calcola l’Isee fa riferimento a redditi e ai patrimoni di due anni prima.

 

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